Facciamo un 48! LE CINQUE GIORNATE DELLA MAPPA
I protagonisti delle Cinque Giornate di Milano

Enrico Cernuschi, il dandy cospiratore
L'elegante frequentatore dei caffè si trasforma di colpo nel motore dell'insurrezione: stila le richieste di autogoverno, trascina il Podestà Casati a presentarle al Vice-Presidente O'Donnell e forza quest'ultimo a sottoscriverle. Un caso o l'esecuzione di un piano? L'insurrezione è stata davvero spontanea?
Gabrio Casati, il rivoluzionario riluttante
Come Podestà, cappeggia suo malgrado l'insurrezione, all'inizio tenta pateticamente di nascondersi, poi di mantenersi nella legalità: non accoglie l'adesione dei gendarmi italiani, caldeggia la tregua chiesta dagli Austriaci, spinge per affidarsi a Carlo Alberto e solo alla fine crea il Governo Provvisorio. Da che parte sta? Poteva esserci una via pacifica alla libertà di Milano e dell'Italia?
Carlo Cattaneo, l'intellettuale in azione
All'inizio scettico sulle reali potenzialità dell'insurrezione, poi non esita a dare il suo contributo nel Comitato di guerra, coordinando i combattimenti e organizzando la comunicazione con l'esterno. Rifiuta la tregua, sostiene l'autonomia della Lombardia dal Piemonte, auspica il coinvolgimento della Francia. Utopista o europeista? Era praticabile la sua linea politica?
Luigia Battistotti Sassi, la donna sulla barricata
In divisa militare maschile, è facilmente scambiata per un uomo, ma è una donna, una delle tante milanesi che combattono e assistono gli insorti con coraggio e tenacia. Ma lei è speciale, forse la più indicata a rappresentare donne nell'insurrezione. Cosa fecero, come si comportarono, a quale prezzo?
Angelo Anfossi, l'intrepido avventuriero
Dopo una vita in giro per mondo, si ritrova al comando della Guardia Civica formata all'inizio dell'insurrezione e, oltre a un'azione di coordinamento infaticabile, dirige i combattimenti più cruenti: la presa e la difesa dei Portoni (Archi) di Porta Nuova e l'assalto al palazzo del Genio, dove trova la morte. Il suo cosmopolitismo avventuroso racconta di un immaginario collettivo in cui l'altrove può essere patria, e viceversa. Garibaldi o Yanez?
Pasquale Sottocorno, il ciabattino eroe
E' uno dei tanti popolani che combattono a fianco di borghesi e nobili durante le Cinque Giornate; nell'assalto al palazzo del Genio, il suo intervento quasi suicida è decisivo. Muore in povertà esule a Torino, pochi anni dopo. Come partecipa all'insurrezione il popolo di Milano? Al ritorno degli Austriaci, molti diranno per discolparsi: "Hinn staà i sciuri": è vero?
Luciano Manara, l'ufficiale gentiluomo
Prototipo del combattente risorgimentale sempre in prima linea, guida la presa di Porta Tosa, poi partecipa alla Prima guerra di indipendenza e alla difesa della Repubblica Romana, dove cade sul campo. Eroe romantico o militante democratico? C'era un progetto dietro la "bella morte" in battaglia?
Joseph Wenzel Radetzky, la sciabola dell'imperatore
L'ottantaduenne feldmaresciallo prevede la tempesta in arrivo ma è colto di sorpresa dall'insurrezione. Minaccia di bombardare la città ma poi chiede per ben due volte una tregua. Sconfitto dal popolo, abbandona Milano ma dopo pochi mesi vi ritorna vincitore, e vi si stabilisce fino alla morte. Che rapporto ha con Milano e i milanesi? Fu davvero costretto alla ritirata o volle risparmiare la città?